Liberty tra sogno e realtà

C’era una volta una ragazza di nome Olivie. Olivie aveva perso entrambi i genitori, essi erano partiti per cercare lavoro in Svizzera lasciando la figlia in Valle d’Aosta dalla zia Marie.

La zia Marie era gentile soltanto in presenza dei genitori, mentre quando era sola con Olivie la trattava molto male. All’andata del viaggio, i genitori di Olivie si erano imbattuti in alcuni banditi. I banditi avevano rubato loro le provviste. I genitori di Olivie avevano vagato per le montagne alla ricerca di aiuto spaventati dagli ululati dei lupi. La ragazza e la zia non avevano mai ricevuto notizie e non sapevano se fossero arrivati a destinazione.

Olivie era quindi rimasta sola con la zia Marie che ormai certa che i genitori non sarebbero tornati, l’aveva fatta diventare sua serva.

La zia Marie aveva due figlie e un figlio. Un giorno, la zia e i suoi figli stavano per partire per andare ad un ricevimento in maschera molto importante al castello di Verrès, Olivie non poteva naturalmente partecipare e la zia le fece un lungo elenco di faccende da sbrigare per tenerla occupata. Uno gnometto del bosco udì e si stupì di tutte le cattiverie che la zia diceva ad Olivie. Lo gnometto decise subito che l’avrebbe aiutata, andò a chiamare i suoi compagni e le amiche fate, sempre disposte ad aiutare  le persone in difficoltà. Così quella sera gnomi e fate s’incamminarono verso il grande palazzo dove abitava Olivie. Ella s’era addormentata per la stanchezza sulla cassapanca, perciò gli gnomi e le fate avevano via libera. Dovete sapere che essi non potevano farsi vedere dagli umani poiché se ciò fosse avvenuto sarebbero stati cacciati dal bosco! 

Olivie, per timore di dimenticare ciò che doveva fare e di dover quindi affrontare l’ira della perfida zia, aveva annotato su un bigliettino le faccende da sbrigare.

La cosa fu così più facile per gli eroi di Olivie. Ella infatti senza di essi sarebbe stata nei guai.

Le fate pensarono a pulire e a cucinare mentre gli gnometti fecero il bucato e accesero il fuoco. Presto tutte le cose furono a posto, ma mancava ancora qualcosa, infatti l’aspetto di Olivie era davvero misero; le fate fecero un incantesimo per renderlo più presentabile e elegante. Sistemarono la piccola stanzetta che si trovava nell’ umidissima cantina di quell’enorme palazzo, arricchirono anche il vecchio guardaroba composto soltanto da una giacchetta leggera, una magliettina lacera, una gonna abbastanza lunga, altrettanto lacera e un grembiulino di carta con diversi buchi. La misera stanzetta della fanciulla invece, prima di quel giorno miracoloso, era adornata da un minuscolo tavolino e una brandina senza né materasso né cuscino. Insomma ben poca cosa in confronto ad adesso… Con l’aiuto delle fate la stanza sembrava quella di una principessa e il guardaroba era altrettanto ricco.

Olivie si svegliò quando gli gnometti e le fate erano già tornati nel bosco ma non ebbe il tempo di riprendersi dallo stupore perché sua zia stava per arrivare. Sentì presto bussare insistentemente alla porta mentre la zia non la smetteva più di gridare, sembrava volesse buttarla giù… Olivie si precipitò subito ad aprire e ad aiutare a togliere gli eleganti cappotti di tutti. Siccome le faccende erano già state fatte dagli gnomi e le fatine, la più buona fra le sorelle si sentì in dovere di dire ad Olivie di andare a coricarsi e di stare tranquilla. Così ella fece, scese in cantina si fece largo fra le botti di vini pregiati che le era ovviamente proibito bere ma che doveva tenere in ordine e assicurarsi che non venissero rubate.

Olivie si sentiva molto sola in quell’umida e buia cantina, spesso parlava con le botti o con qualche topolino perché non aveva amici, l’unica persona gentile che incontrava quando usciva era la panettiera, Emilie.

Quando Olivie andava dalla panetteria per acquistare il pane e le focacce per la famiglia, la buona signora le regalava sempre pane e focacce per sé, in modo che le bastassero per l’intera settimana. La panettiera non aveva figli, suo marito era morto e il suo unico figlio era mancato due anni dopo perché ammalatosi gravemente e a lungo. La donna non era riuscita a curarlo nonostante gli abitanti del paese l’avessero molto aiutata: la signora Claire le portava verdure e frutta fresche, il medico Michel le mandava le medicine e il signor Lambeau le forniva calzature e abiti caldi.  Il piccolo purtroppo non era riuscito a sopravvivere perché, come Olivie, dormiva in una stanzetta umida e fredda ed era troppo debole per riprendersi. Forse per questo motivo la buona Emilie si era tanto affezionata alla dolce Olivie o forse perché in paese tutti si aiutavano.  Un giorno Olivie era sulla strada per andare a comprare il pane, tutti la guardavano con espressione interrogativa, ella era finalmente vestita in modo presentabile! Anzi ancora meglio, sembrava una principessa! Quando Emilie la vide arrivare la riconobbe a stento… Quel giorno Olivie si fermò a lungo a chiacchierare con Emilie, e le disse dell’enorme sorpresa al risveglio e di quanto fosse difficile vivere nella casa della zia. Intenerita dai racconti della ragazza, Emilie prese l’abitudine di andare sovente a trovare Olivie quando la zia Marie e i suoi figli non c’erano, la aiutava a svolgere le faccende in modo da riuscire a chiacchierare un po’ prima che la tiranna e i suoi figli tornassero.

Olivie era sempre a casa poiché non le era permesso andare a scuola. Emilie le insegnava molte cose, inoltre le prestava anche dei libri che Olivie leggeva in un baleno molto entusiasta di piombare in mondi fantastici e dimenticare per un momento le sue sventure, grazie alla lettura.

Un bel giorno in cui Emilie era andata a casa di Olivie per aiutarla, ad un certo punto la porta sul retro si aprì, era la zia Marie che aveva scordato l’ombrello in casa. La zia sentì subito un odore di pane insolito nelle stanza. Quando vide che con Olivie c’era qualcun altro si arrabbiò moltissimo ma non si fece sentire e si ripromise di punirla.  Le due nel frattempo non si accorsero di niente.

Quando Emilie se ne fu andata e tutto fu tornato alla normalità Olivie se ne andò a letto tranquilla e si addormentò subito. La zia, quando fu sicura che nessuno in casa fosse sveglio tranne lei, sgattaiolò nella camera di Olivie e rimase stupita di vedere tutti i cambiamenti, ancora più furiosa le svuotò il guarda roba. Al risveglio Olivie non aveva altri vestiti che il pigiama e il suo solito grembiulino di carta tutto bucato. Non potendosi spiegare l’accaduto, iniziò tristemente a lavorare. Nello stesso momento le fate, che l’avevano presa in simpatia e sapevano sempre tutto, avvisarono gli gnomi e partirono. Nella casa non c’era nessuno poiché Olivie era andata al mercato, i figli della zia Marie erano a scuola e la zia era uscita a fare una passeggiata. Avevano di nuovo via libera. Fecero esattamente le cose che avevano fatto la prima volta e tornarono nel bosco dove raggiunsero, attraverso un passaggio segreto, Liberty la città incantata in cui vivevano. Liberty era una città fantastica, era divisa in due zone: quella degli gnomi e quella delle fate.  Gli gnomi vivevano negli alberi o nei funghi, per spostarsi salivano sugli uccelli mentre per percorrere i ruscelli usavano delle specie di navi che erano ricavate da scarpe molto resistenti. La parte delle fate era invece un enorme labirinto di dolci e il castello della loro regina era di gelato, panna montata e biscotti.

Quando Olivie tornò a casa non sospettava di trovare grandi cambiamenti da quella mattina, in camera sua. Che meraviglia quando aprì la porta, nella sua camera Olivie trovò pronta sul cuscino una bella camicetta da notte lavata e stirata accuratamente. L’armadio era di nuovo pieno di abiti e c’era un profumo di dolce nell’aria, come di zucchero filato.  Quella notte Olivie fece uno strano sogno, sognò di scappare da casa con Emilie e di non tornare mai più. La mattina Olivie si preparò indossando un vestito nuovo ma comodo per lavorare. Stavolta la zia le aveva lasciato un foglio con più faccende da sbrigare del solito, voleva proprio vedere come avrebbe fatto per fare tutto per tempo. Per fortuna Emilie sarebbe presto arrivata!

Appena arrivò la sua buona amica, Olivie non esitò a raccontarle il suo sogno. Emilie le disse che secondo lei era un segno, una cosa che un po’ diversamente sarebbe potuta accadere. Infatti, era da molto tempo che pensava come fare per prendere con sé Olivie, per salvarla dalla perfida zia.  Quest’ultima, insospettita dalle strane cose che accadevano in sua assenza, si era nascosta nella cassapanca e ad un certo punto saltò fuori urlando contro la nipote. Emilie si mise di mezzo e difese la ragazza cercando di far ragionare la zia. Provò anche a proporle di adottare Olivie ma la zia non si fece convincere, era proprio una vecchia tiranna!

Emilie provò ad addolcire la vecchia Marie regalandole il pane ogni giorno ma la zia era inconvincibile. Emilie provò di tutto ma senza ottenere nulla, neanche un ringraziamento. Per salvare Olivie serviva un intervento magico!

Una notte Olivie sognò un posto meraviglioso, abitato da strani ometti e fate,  Liberty . La ragazza desiderò vedere quella splendida città. Al risveglio sentì subito un forte odore dolciastro, si alzò ma non era più nella sua stanza. Era in un enorme palazzo con strane pareti colorate e spumose, incuriosita le toccò per vedere in che materiale erano costruite e si accorse che erano di gelato. Pensava di stare ancora sognando perché quando uscì dalla stanza vide… i suoi genitori! Anche loro sbalorditi di ritrovare la loro dolce Olivie in quel posto così particolare! Si corsero incontro e si abbracciarono a lungo. Ma le sorprese non erano finite, infatti, non molto lontano c’erano anche Emilie e la regina delle fate.  La magica regina che aveva reso possibile l’avverarsi del suo splendido sogno!