La Maledizione dell'Hommo Sarvaz

Menzione Speciale per la storia più evocativa a Aron Bigoni di Pontboset

Leonardo era un bambino di 8 anni con tanti sogni da realizzare. I suoi genitori a causa della carestia che aveva colpito il villaggio di Pontboset, erano andati a cercare fortuna nelle pianure, lasciando Leonardo alla nonna, con la promessa che sarebbero tornati a prenderlo. Poco male: lui era felicissimo di stare con nonna Adelaide. Lei infatti, era uno spasso! Conosceva tante storie, cucinava benissimo e sapeva fare anche tanti giochi divertenti.

Era un brutto periodo: nonostante l'estate fosse scoppiata in tutta la sua bellezza con i fiori da campo colorati, l'acqua dell'Ayasse fresca e limpida, i raccolti non davano i frutti e le mucche non davano latte. La gente infatti bisbigliava di una maledizione, alla quale gli avi avevano assistito già cent'anni prima e che a causa di un tremore che colpì la montagna in tempi molto recenti, si era di fatto risvegliata. Quando il carro dei genitori di Leonardo diventò un puntino in fondo alla discesa del sentiero che portava fuori Pontboset, Adelaide e Leonardo decisero di fare una passeggiata prima di pranzo. Tanto era già tutto pronto e che profumino aleggiava in cucina! Per fortuna la dispensa era piena di provviste e sarebbero andati avanti ancora per un pó di tempo. Ma dopo? Cosa sarebbe successo? Nonna e nipote si incamminarono lungo il sentiero che porta a Fournier e a quel punto la donna decise che era arrivato il momento di raccontare al nipote la storia dell'Ommo Sarvaz, un uomo selvatico molto cattivo che viveva in una caverna nascosta nel bosco in cima alla montagna.

Leonardo ascoltava con tanto interesse le parole di nonna Adelaide e rimase affascinato da come la nonna sapeva descrivergli i tempi in cui da piccola, temeva di incontrare questa strana creatura. Ad un certo punto l'attenzione di Leonardo fu catturata dal piccolo villaggio abbandonato, che spuntava a tratti dalla vegetazione che compariva alla sua destra lungo il sentiero. Alcune di queste case erano proprio vecchie e spettrali con tanto di tendine sgualcite alla finestra. La nonna tiró a sé il nipote e gli intimó di non entrare mai in quel posto così desolato e decrepito. Leonardo sapeva che anche i bambini del centro paese avevano paura di andare in quel posto e che qualcuno si era vantato di averlo fatto solo per sembrare più coraggioso.

Nonna e nipote ritornarono a casa e dopo aver pranzato, Adelaide disse a Leonardo: “Piccolo caro, la nonna si stende un poco per riposare. Tu gioca pure un pò, più tardi decidiamo cosa fare”. Leonardo però si sentiva inquieto e curioso e continuava a pensare alla passeggiata fatta in tarda mattinata. Travolto da un guizzo di coraggio decise di uscire di casa e sotto il sole del primo pomeriggio andò in contro alla sua avventura. Cammina cammina, Leonardo si condusse verso il torrente Ayasse e pensò: “Seguirò il torrente per vedere dove mi porta”.

E proseguì a passo spedito seguendo il corso dell’acqua che con fragore andava spedita per la sua direzione infrangendosi un pò qua e un pò là sulle rocce lucide. Ad un certo punto, in una zona dove l’acqua si riposava grazie ad una guia, Leonardò notò la presenza di qualcuno. Era una ragazza! Se ne stava seduta sulla roccia con i lunghi capelli biondi che scendevano lungo le spalle fino a posarsi galleggianti sulle acque limpide. Leonardo si nascose dietro gli alberi perché era un bambino timido. Ad un certo punto però la fanciulla fece un movimento brusco e finì in acqua. Leonardo sgranò gli occhi. Cosa poteva fare? Lui era un bambino e lì c’era una persona in difficoltà. La ragazza infatti stava muovendosi in affanno tenendosi dalla roccia. Leonardo a quel punto cercò un ramo. Trovò un lungo bastone e chiamò la ragazza: “Ehi, Ehi!" Leonardo si avvicinò alla riva del torrente e allungò il braccio per aiutare la fanciulla, poi decise di prendere il bastone per avvicinarsi ancora di più. Finché non cadde in acqua anche lui. Leonardo peró non sapeva ancora nuotare infatti cadeva sotto l'acqua tante volte.

La pressione dell'acqua era molto forte! Per di piú lí vicino c'era pure una cascata. Allora Leonardo cercò di nuotare ma non riusciva a raggiungere la fanciulla. Un pó piú in lá, vede un tronco d'albero e si aggrappa ad esso e sbattendo fragorosamente i piedi nell'acqua si mosse verso la ragazza. Tra la forza impetuosa dell'acqua e il rumore assordante della cascata, Leonardo non sapendo neanche come, si avvicina alla riva aiutando la ragazza a raggiungere il terreno. I due sfiniti e spaventati si ritrovarono fradici sull'erba e a quel punto Leonardo chiese: “Chi sei? Come ti chiami?”. Uno starnuto improvviso gli fece chinare il capo e quando lo rialza, la fanciulla non c’era più. Al suo posto trovò tre bacche di Grataquì.

Leonardo prese i cinirroidi e spaventato corse a gambe levate verso casa. Quando entrò, si mise ad urlare: “Nonna nonnina è successo una cosa che…” La nonna preparava il tè e vedendo entrare il nipote bagnato dalla testa ai piedi gli chiese: “Leonardo sei andato a fare il bagno nell’Ayasse?”Un momento dopo quando il bambino fu asciugato e cambiato, la nonna fissava il nipotino con leggera apprensione e dopo un lungo silenzio gli disse: “Bambino mio, tu hai incontrato la Faina, la fata del torrente. Non si sentiva parlare di lei da tanti tanti anni..”.Leonardo guardò la nonna con tanto d’occhi e chiese: “Chi è la Faina?”E la nonna iniziò a raccontare della fata dai lunghi capelli biondi che amava pettinare sulla roccia del fiume.

Per tutto la notte Leonardo si girò e rigirò nel letto,osservando la luna dalla finestra. Il giorno dopo si alzò di buon'ora e dopo essersi lavato e vestito disse alla nonna che gli sarebbe piaciuto uscire subito per fare un giretto. L'anziana donna lo guardò dritto negli occhi e dopo un breve silenzio, gli disse: "Va bene, ma fa attenzione!" Così il bambino si incammina verso il posto dove era stato il giorno prima sperando di incontrare Faina, ma purtroppo arrivato lì, non trovò nessuno. Invece di tornare a casa, decise di salire la montagna.

Dopo mezz'oretta il cielo cominciò ad annuvolarsi e un istante dopo, Leonardo si sentì addosso le grosse gocce di pioggia. Il bambino incomincia a correre finché non vide una caverna. Leonardo entra nella caverna e rimase sbalordito quando si accorse che al suo interno c'era acceso un fuoco. Si avvicinò per asciugarsi e per poco non se la fece addosso dalla paura! All'improvviso infatti gli era comparso davanti un omone, sembrava un gigante! Leonardo si gettó verso il muro impaurito chiedendo: "Chi sei? Sei l’Ommo Sarvaz ehm l'uomo selvatico?" L'uomo che portava una lunga barba lo guardò con i suoi grandi occhi azzurri e da quello sguardo Leonardo capì, che l'uomo non era cattivo.

L'uomo non disse niente e si sedette davanti al fuoco vicino al bambino. Da quel giorno Leonardo, non dicendo niente alla nonna andò altre volte a trovare l'uomo selvatico. Gli portava anche qualcosa da mangiare di tanto in tanto e lui apprezzava con grandi sorrisi. Se ne stavano in silenzio ad osservare i fiori, gli alberi e la natura incontaminata, ascoltando il canto degli uccellini. Chissà perché tanta sofferenza, si chiedeva Leonardo, eppure la Natura era meravigliosa, perché le persone stavano male? Avrebbe voluto chiederlo all'Ommo Sarvaz, ma non lo fece.

Dopo parecchi giorni che faceva visita al suo amico segreto, Leonardo decise di dirlo alla nonna. La nonna questa volta però si spaventò e proibì al bambino di recarsi sulla montagna. Quel giorno Leonardo pianse tanto ma la nonna fu irremovibile. E lo fu anche nei giorni successivi e nelle settimane a seguire. Il bambino era triste e annoiato. I giorni passavano lenti e ogni tanto veniva qualcuno dal centro paese a chiedere come andava, a parlare del brutto raccolto e del latte che scarseggiava. Una mattina come tante bussò alla porta un ambulante. Era un anziano omino con un carretto carico di cianfrusaglie. La nonna scrutò tra le sue cose un vecchio libro di favole e decise di prenderlo per riportare il sorriso al suo nipotino.

Quando Leonardo trovò il libro dopo pranzo sopra il suo lettino ne fu entusiasta e iniziò a sfogliare le sue pagine ingiallite piene di immagini colorate. Si soffermò proprio su quelli di una storia che raccontava di un piccolo villaggio abbandonato, in cui viveva un mago che amava una ragazza. Quest'ultima viveva in una casetta sulla riva del fiume e portava al collo una collana di bacche di rosa canina. I genitori di lei non approvavano l'amore con il mago perché quest'ultimo era povero in canna e pertanto un giorno, spaventati dalla possibilità di una fuga d'amore, chiesero ai gendarmi di cacciarlo via dal villaggio. L'uomo lottò fino alla fine ma non ebbe la meglio e fu costretto ad allontanarsi...ma andando via, gettò una maledizione al villaggio. Il giorno dopo infatti il villaggio si risvegliò disabitato come se tutti i suoi abitanti si fossero evaporati o rimpiccioliti come piccole formichine. Anche la ragazza scomparve, gettandosi nell'Ayasse.

A quel punto Leonardo si illuminò in viso. Si alzò dal letto e corse a cercare le bacche di Grataquì che le aveva lasciato la Faina. Uscì di corsa dalla camera e si scaraventò fuori di casa. Corse verso la montagna e raggiunse la caverna. A quel punto entrò e porse all'uomo selvatico le tre bacche rosse. L'Ommo Sarvaz lo guardò esterrefatto e a quel punto ci fu solo un grande tuono e tutto divenne bianco.

Quando Leonardo si svegliò si trovò nel suo lettino con la nonna seduta di fianco che gli disse gioiosa: "Leonardo hai dormito per ore, sei sveglio, sono felice!!" A quel punto la nonna continuò: "Ti ho trovato ai piedi della montagna, quando tutti sono accorsi in strada felici di aver trovato gli orti ricchi e le mucche grasse!! L'incantesimo è stato infranto, vieni a vedere!". La nonna a quel punto condusse Leonardo verso il torrente Ayasse dove nel centro del corso d'acqua si stagliava una grande roccia argentata e in prospettiva sulla montagna al suo fianco appariva il profilo di un uomo: il mago e la fanciulla che erano proprio, l'Omo Sarvaz e la Roc de la Fai. I due si erano ricongiunti. La maledizione fu interrotta. Ancora oggi a Pontboset è possibile ammirare i due innamorati scolpiti dalla Natura.